Il volto della morte

Autori: Marchiño

Per il suo primo cortometraggio il giovane e promettente cineasta trash Davide Cardelli sceglie un soggetto horror trito e ritrito: il serial killer sanguinario che nasconde il suo volto dietro la classica algida maschera e squarta le sue vittime con un affilato coltello da macellaio.
Girato interamente ad Alba Adriatica (TE), cittadina capace di regalare molteplici location, si passa infatti da una bellissima spiaggia a terribili squarci di periferia stile Suburbia, questo cortometraggio low-cost si caratterizza per la sua totale artigianalità. Armato di una semplice videocamera analogica il prode Cardelli ha reclutato i suoi migliori amici e li ha costretti ad interpretare sé stessi in una torbida quanto incomprensibile catena di omicidi. Il susseguirsi delle scene risulta privo di ogni logica visto che, per sua stessa ammissione, il regista ha scelto di abbandonarsi alla più totale improvvisazione. Dopo aver assistito al primo “efferato” (ahah!) omicidio, un lungo flashback, che tra l’altro non c’entra niente col resto del film, ci fa assistere ad una terribile scena di gruppo in cui tutti i personaggi parlano contemporaneamente rendendo assolutamente impossibile capire alcunché, visto che a peggiorare le cose contribuisce l’audio in presa diretta dal microfono della telecamera. In questo piano sequenza brilla il cammeo di Davide Cardelli che interpreta un personaggio che subisce una strana presa addormentante da un non meglio specificato santone, per poi scomparire dal film.
Il cortometraggio si dipana poi fra le assurde conversazioni al telefono fra i personaggi, nelle quali come al solito non si capisce una mazza, e gli scellerati delitti del maniaco. Le scene di questi ultimi si caratterizzano per le singolari movenze degli attori, che appaiono alquanto atrofizzati ed impacciati, con la sola eccezione del baldo giovane dal piumino beige, capace con le sue evoluzioni di imprimere dinamicità al suo scontro con il serial killer (in tutta sincerità ci chiediamo cosa abbiano pensato i passanti nel vedere un tizio mascherato che rincorreva al rallentatore un altro tizio brandendo un coltellaccio di plastica). Degni di nota comunque i primi piani delle vittime massacrate dal maniaco, in quanto la troupe ha avuto buona cura degli effetti speciali (leggi: sangue finto).
Si arriva poi al delirante finale nel quale compare all’improvviso un ulteriore personaggio mai visto prima e riusciamo finalmente a capire il movente del pazzo sanguinario: la vendetta (originalissimo!).
In mancanza di una trama ben delineata, cosa che oltretutto rende impossibile qualsiasi chiave di lettura filosofico-gnoseologica, il film è tenuto insieme da un montaggio stile “filmino del matrimonio”, che fa un reiterato uso, per passare da una scena all’altra, di un effetto rallenty che alla lunga debilita le meningi. Molto buona invece la scelta delle musiche della colonna sonora che però si interrompe bruscamente di continuo per lasciare spazio alle battute degli attori.
Un ulteriore cenno lo meritano i titoli di testa e di coda: la scelta di una parca grafica stile Vic 20 non poteva essere più azzeccata.
Chiudiamo con un ulteriore ringraziamento a Davide ed ai suoi amici e con una speranza: il prevedibilissimo colpo di scena finale fa da preludio ad un attesissimo sequel?