Secondo cortometraggio e notevole salto di qualità per il talentuoso regista in erba Abruzzese Davide Cardelli che ambiziosamente realizza un'opera-tributo al genere western (senza prendersi troppo sul serio, ovviamente).
Rispetto all'acerbo quanto sconclusionato Il volto della morte, Uno dei due ha una trama ben definita e resa comprensibile allo spettatore grazie ad illuminanti flash-back ed alla sua semplicità intrinseca: tutto ruota intorno al duello stile Mezzogiorno di fuoco che i due protagonisti trascinano per tutta la durata del cortometraggio: niente a che vedere, dunque, con le risse reali spacca-timpani del precedente lavoro.
Il prode Cardelli modernizza inoltre le tecniche di realizzazione affidandosi ad una videocamera digitale professionale e sfruttando tecniche di montaggio decisamente più civili, denotando inoltre una buona padronanza del mezzo cinematografico ed uno spiccato gusto per l'inquadratura naif che conferisce al lavoro, per quanto riguarda i primi 10 minuti, il desiderato "status" di lavoro d'essai, obiettivo tipico del giovane avanguardista damsiano.
Supportato da due ottimi attori Cardelli costruisce un'atmosfera di intensa suspance e di fitto mistero, squarciata da piani sequenza furbescamente stranianti, vedasi il flash-back della rapina in cui si attinge ai cliché del cinema muto, in curioso contrasto con la caricaturale attesa del momento del duello.
Ma Cardelli, coerentemente, non smentisce sé stesso e corre ad imbrattare il pretenzioso quadretto post-western costruito nella prima metà del film con l'elemento trash. Mirabile è infatti la sequenza in cui uno dei due duellanti viene attanagliato da un violento attacco di meteorismo intestinale, capace addirittura di fargli scambiare la testa del nemico per un rotolo di carta igienica. Il suono scelto per le scorregge è assolutamente agghiacciante e da un momento all'altro ci si aspetta la comparsa della sgommata sui pantaloni del povero protagonista. Così non è ed il film riprende la sua drammaticità, tra l'altro enfatizzata dalle mimiche sempre più esagerate dei due attori; per approdare al finale, tronco come nei migliori b-movie, ma capace quantomeno di dare un senso al titolo della pellicola.
In ogni caso il film merita senz'altro la visione, non fosse altro che per le due scene delle urla disumane che Cardelli decide di introdurre per amplificare l'effetto surreale che serpeggia ovunque nel cortometraggio.
Un cenno finale lo merita la colonna sonora, che se anche appare telefonatissima, quantomeno è ben montata ed accompagna degnamente le varie scene.