Non aver paura della zia Marta è un classico b-horror italiano dall'incedere lento, quasi marziale nella sua piattezza, girato spendendo più o meno 500.000 dollari, affitto della casa dove si svolge il film compreso.
La vicenda è incentrata intorno a Fabio che si sta recando con la famiglia alla casa della zia Marta, tornata dall'estero dopo oltre trent'anni. Il flashback iniziale ci fa capire che in realtà la ricca zia Marta era stata fatta internare dalla madre di Fabio per accaparrarsene il patrimonio e che nonostante prima del suo suicidio avesse confidato al figlio questo terribile segreto, Fabio non ha mai fatto uscire la zia dal manicomio.
Il dramma familare represso fa da sfondo alle vicende della pellicola che vedono i membri della famiglia attendere inutilmente il ritorno della zia. Dopo una mezz'ora abbondante in cui non succede assolutamente niente, e nella quale lo spettatore dovrà faticosamente cercare di restare sveglio subendo l'imbarazzante recitazione degli attori, finalmente cominciano gli omicidi che rappresentano inaspettate perle trash. Si comincia col figlio più grande, che vediamo semplicemente appeso ad un albero con la faccia insanguinata (lodevole il jingle techno che sottolinea allo spettatore il cadavere), si continua con la figlia, uccisa a coltellate sotto la doccia (la citazione di Psyco è scandalosa almeno quanto la ripresa del movimento improbabile del braccio che inferisce le coltellate), si gode con la decapitazione al volo tramite motosega del figlio piccolo, il manichino con testa di cartone spudoratamente messa in primo piano è da Oscarnosauro, si raggiunge il tripudio con la madre, decapitata anch'essa chiudendole brutalmente la testa dentro una cassapanca, e qui la gioia per lo spettatore è vedere la piccola sistola che fa sgorgare il sangue dal tronco di legno usato per simulare il corpo senza testa.
A questo punto Mario Bianchi non ha più freni e dopo la folle scena della conversazione fra Fabio e la zia Marta, che davanti alla famiglia morta seduta a tavola come aspettando il pranzo rinfaccia al nipote la sua colpa, viene proposta la scazzottata più imbarazzante della storia. Fabio, dopo aver assistito impotente alla fine dei suoi cari, scopre infatti in cantina il cadavere putrefatto, con la faccia ricoperta di bachi da pesca, della zia Marta, gelosamente conservato dal custode della casa da sempre innamorato della zia. Il corpo a corpo che ne scaturisce è da cineteca del brutto per via dei movimenti legnosi dei due attori e conduce al finale a sorpresa che a qualcuno ricorderà il più recente Dead end.
Condiscono il tutto altre citazioni più o meno scandalose (Shining, Non aprite quella porta ed altri) ed un doppiaggio assurdo che affida ad un ragazzo pienamente adolescente la voce del figlio piccolo (6-7 anni circa).
Paese | ITA |
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Attori principali | Adriana Russo, Gabriele Tinti, Jessica Moore, Maurice Poli |
Genere | Horror |
A chi è consigliato | Per fulciani convinti |
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Reperibilità | Bassa |
Voto |