Una notte al cimitero

Locandina

di Lamberto Bava (1987)

Autori della recensione: Marchiño

Lamberto Bava si cimenta, con risultati decisamente autopunitivi, con il classico canovaccio degli adolescenti in gita che si ficcano nei guai perdendosi nel bosco e rifugiandosi in un luogo maledetto.
In questo caso i cinque sfigatelli di turno si ritrovano a dover passare la notte tra le rovine di un'antica costruzione spersa nei boschi in cui ad un certo punto appare misteriosamente una scalcinata ed ammuffita locanda, popolata da pochi avventori rudi e bifolchi. Nonostante l'atmosfera lugubre ed il comportamento sospetto dello stranissimo oste i cinque accettano una scommessa: passare l'intera nottata in una cripta maledetta ed infestata, parola dell'oste, dalle creature che popolano l'Inferno.
Fra un incontro mostruoso e l'altro i cinque si ritrovano a peregrinare all'interno dell'assurdo dedalo sotterraneo, che apparentemente pare senza via d'uscita, e quando alla fine un colpo di scena sembra poter dare un senso vagamente metafisico a tutta la vicenda, ecco che Bava decide per un finale completamente strampalato, degno corollario di una sceneggiatura imbarazzante e di una pellicola girata coi gomiti.
Il regista infatti decide per un approccio terribilmente soft, relegando i pochi zombi e mostri presenti nella vasta cripta al ruolo di semplici spauracchi per i ragazzi, che non faranno altro che scappare da una stanza all'altra fermandosi ogni tanto per dire due battutine sceme per allentare un po' la tensione. La noia dello spettatore è spezzata soltanto da una scena completamente avulsa dall'intreccio, forse dovuta ad un improvviso colpo di sole subito dallo sceneggiatore: una famiglia di mostri mal assortita è intenta a consumare una lauta cena in un piccolo antro dei sotterranei, ma mentre sta gustando orride pietanze (alcune somiglianti a qualche trash snack gommoso a noi tanto caro) i ragazzi si affacciano all'uscio scatenando il panico, cosicché ogni non-morto va a rinchiudersi nella propria bara nell'imbarazzo generale.
Unico elemento veramente trash è la ridicola nebbia finta che disturba il ragazzo alla guida (un giovanissimo Gianmarco Tognazzi), visto che il fumo bianco è capace di infilarsi nel furgone anche se i finestrini sono ben chiusi, mentre l'unico personaggio appena divertente è proprio l'oste, un uomo-zombi dalla faccia sfregiata dotata di occhio laser lampeggiante e dalla voce parzialmente contraffatta con l'effetto "kidnapper" (la sua insistente risata malefica è a dir poco ossessiva).
Per il resto si va avanti avanti nella visione sperando che succeda qualcosa di veramente significativo ma il film sembra talmente improvvisato nelle sue inutili scene che ben presto anche il più tenace spettatore spererà di arrivare alla fine il prima possibile.
Confeziona il tutto un'atmosfera anni '80 sugellata dal pietoso brano portante della colonna sonora.

Paese ITA
Attori principali Gianmarco Tognazzi, Karl Zinny, Beatrice Ring, Lino Salemme, Lea Martino
Genere Horror
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Reperibilità Bassa
Voto


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