Il metacinema di serie Z non produce meta-autopunizione ma autopunizione genuina:
questo è l'unico lascito conseguente alla visione di questo film.
Gli 84 ingiustificabili minuti di questo lungometraggio ci mostrano una troupe cinematografica che sta lavorando ad un film horror in una maestosa villa in passato teatro delle morti violente di sette persone della famiglia proprietaria, ormai estinta. Il fatto che le suddette dipartite vengano riassunte nei titoli di testa lascia presagire che non ci sarà grande spazio per eventi di rilievo, ed infatti il film si trascina con incedere pachidermico mostrando ordinarie giornate di riprese sul set, poco movimentate dai blandi isterismi degli attori che comunque bastano a far innervosire il burbero regista. La suspence è totalmente assente e non si capisce dove voglia andare a parare il regista ma poiché questo non è un docufilm ma un film horror, qualcosa dovrà pur succedere, ed ecco che proprio alla fine uno degli operatori, suggestionato dal "Libro tibetano dei morti" trovato nella villa, dà di matto, diventa uno zombi nero-bruciato dopo essere caduto in una fossa del cimitero familiare del maniero ed uccide senza alcun motivo tutta la troupe.
Purtroppo nemmeno le uccisioni regalano qualche gioia, visto che si vorrebbe terrorizzare lo spettatore con finezza ma si riesce solo ad infliggergli il colpo di grazia qualora sia riuscito nel frattempo a non farsi ammazzare dalla noia, proponendo sequenze per niente efficaci e mal collegate. E tutto finisce nel niente.
Senza dubbio una delle prove più dure per gli amanti dell'autopunizione.
Paese | USA |
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Attori principali | John Carradine, John Ireland, Faith Domergue, Carole Wells |
Genere | Horror |
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Reperibilità | DVD (cofanetto Horror stories) |
Voto |