Latitudine Zero

Latitudine Zero

di Ishiro Honda (1969)

Autori della recensione: Giulio, Marchiño

Siamo di fronte ad un capolavoro assoluto della fantascienza giapponese anni ’60. Trama ridicola, attori imbalsamati ed effetti speciali puerili sono infatti esaltati al massimo dalla pessima conversione pellicola-videocassetta nella quale molti fotogrammi, o addirittura interi spezzoni, mancano all’appello.
L’introduzione al film è caratterizzata da una musica allucinante che introietta immediatamente il giusto shift mentale per la visione; già dopo pochi minuti si intuisce infatti il totale pressappochismo della pellicola: l’ambientazione ricalca i ridicoli stilemi tipicamente nipponici del cinema fantascientifico, imperdibili dialoghi spezzettati palesano clamorose sviste di montaggio, la musica di sottofondo, invece, sembra seguire gli sbalzi di lucidità del regista che ci condurrà, attraverso ridicole peripezie sotto i mari, verso un finale a sorpresa dalle inquietanti pretese epistemiologiche.
“Lei deve essere il dottor... capitano Mackenzie, comandante di questa nave, e questo è Cobo, il mio secondo, signor Lawdawn... eh Translomagnus... ah! Tutte le noti da un polo all'altro... beh, ci proviamo!”: questo certamente è il dialogo più clamoroso, per risalire al cui senso, che ovviamente qui omettiamo, abbiamo impiegato più di una settimana. Non mancano poi i classici errori da filmografia di serie B nella regia e negli effetti speciali. Impossibile quindi tacere una batisfera che cambia improvvisamente colore, ruote che compaiono all’improvviso nel modellino di una macchina, un uomo che si alza due volte di fila dalla stessa sedia e molti altri che vi invitiamo a scoprire da soli.
Dopo l’intervallo fra primo e secondo tempo, in cui i personaggi continuano a parlare mentre ci sono le scritte in sovrimpressione, e un clamoroso buco di 10 minuti nel quale mancano scene fondamentali per la comprensione della trama, si arriva alla resa dei conti finale caratterizzata da scontri con mostri pupazzeschi realizzati da attori vestiti con costumi di carnevale, e dall’uso di armi giocattolo procurate in un negozio di giochi per bambini.
“Cancellare un sottomarino... cancellare un’isola”: questa frase, pronunciata in tono perentorio dal capitano Mackenzie durante la catastrofica esplosione di un vulcano, è la perla finale della pellicola ed è probabilmente la scena più incomprensibile mai vista.
Ma non è finita qui! L’ultimo interrogativo che ci lascia questa incredibile visione è quello che riguarda un inverosimile piano sequenza, inserito nel finale, con immagini tratte da archivi storici, con lo scopo di far capire il trascorrere degli anni.
Genio o malattia?

Paese JPN
Attori principali Joseph Cotten, César Romero, Richard Jaeckel, Patricia Medina, Glenn McKenzie, Akira Takarada
Genere Fantascienza
A chi è consigliato Agli amanti del fantascientifico made in Japan
Se ti piace guarda anche Si può chiedere di meglio?
Reperibilità Bassissima, la nostra versione è probabilmente unica
Voto


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