Un manipolo eterogeneo di terroristi gommonauti (Afroamericani e Nipponici o Ariani e Orientali dipinti di nero) assalta una petroliera giapponese per poi ricattare il governo del Sol levante affinché smetta di vessare la debole economia di un imprecisato paese del quinto mondo e distrugga le riserve petrolifere dell'intero paese altrimenti degli ordigni esploderanno con la nave nella baia di Tokyo coventrizzando la nazione. Questo il prologo di un film che, tralasciato il messaggio socio-economico a suo modo profetico e "giusto" (è dura aver qualcosa da dire e non riuscirci), fa della completa inettitudine del regista a riprendere e della statica dinamicità delle scene i suoi cavalli di battaglia. Anzi il film è un prologo dove in un'ora e mezza nulla succede e dove, tra uno sbadiglio e l'altro, d'un tratto ci si accorge che il commando è stato annientato da una coalizione di eroi: infatti, nonostante si possa intuire il ruolo di protagonista dietro le grasse guance di un Merolone con gli occhi a mandorla, egli soltanto collabora con l'equipaggio della petroliera per sgominare i pirati proto-no-global. Il tutto mentre il governo assolda un regista (che annovera fra i suoi assistenti la versione Japan-bootleg di Bennato) per fingere la distruzione dei containers nei quali è stipato il petrolio di tutto il Giappone.
Questa pellicola, però, verrà ricordata non per la trama bensì per la tecnica di ripresa che utilizza lo stile "Termopili": tra i quattro lati dell'obiettivo spuntano due metà simmetriche con metà occhio, mezzo naso ed una scapola in primo piano, i protagonisti della scena tutti assemblati in piano medio ed i personaggi di quinta nelle vesti di manichini umani in profondità di campo... tutti a fuoco contemporaneamente! Non v'è traccia di zoom o primi piani, di controcampi e raccordi ma c'è sempre un qualcosa fra le palle che impalla la scena e la rende secondaria rispetto ad esso. Una tecnica che, se non fosse completamente insostenibile all'occhio umano e sedativa per la psiche, potrebbe catalogarsi come firma di un regista alla ricerca di uno stile avantgarde. Altro motivo per tramandare ai posteri quest'insulto è l'inizio della scena finale, quello che dovrebbe far crescere la suspense, che d'incanto troviamo a metà film per un presumibile disguido di montaggio; il fatto che nessuno se ne sia accorto all'istante sottolinea il potere di coinvolgimento dell'opera.
Non parliamo poi della potenza drammaturgica delle smorfie degli attori (dei veri cartoons animati) e della scena in cui un terrorista viene trafitto e trascinato per metri da una fiocina per poi conficcarsi al muro (ci sta che l'attore sia morto sul set, la scena buona alla prima e che il film assuma i contorni macabri d'uno snuff).
Decisamente esilarante è il piano sequenza stile documentario che illustra gli esagerati effetti che potrebbe causare su Tokyo l'esplosione della petroliera: la distesa di corpi afflosciati a terra scade nel ridicolo, accoppiata ad una specie "telecronaca" degna del miglior Pizzul.
Unico momento di vero pathos è l'inquadratura finale (3 secondi) che riprende la sola donna del film che, piantata sul molo, attende da buona fidanzata e con quell'espressione un po' così qualcuno che il regista ci nega anche la gioia di conoscere.
Paese | JPN |
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Attori principali | Tetsuro Tamba, Hiroshi Fujioka, Ken Sanders, Willie Sanders |
Genere | Catastrofico |
A chi è consigliato | Solo per Nippofanatici |
Se ti piace guarda anche | Gappa, Mars men |
Reperibilità | Bassissima |
Voto |