Shark attack 3 - Megalodon

Locandina

di David Worth (2002)

Autori della recensione: Giulio, Marchiño

Siamo di fronte all’ennesimo clone de Lo squalo di Spielberg ma stavolta ci sono tutti i presupposti per gridare al capolavoro. La trama rimane sostanzialmente la stessa anche se sulla classica macrosequenza squalo vs. bagnini belli & oceanologi freelance si innestano infantili elementi di ecologismo fai da te e deliranti pseudo-teorie paleontologiche.
Enormi cavi oceanici per la “trasmissione della comunicazione tecnologica” (?) risvegliano, a causa del conseguente elettrosmog (?), squali preistorici simil-parlanti i cui sinistri grugniti vengono affidati ad una voce umana con effetto di pitchshifting. Un integerrimo bagnino ed una spregiudicata scienziata uniranno le loro forze per sconfiggere le improbabili creature degli abissi e la multinazionale responsabile dello scempio ambientale.
La prima parte dal lungometraggio, in cui lo squalo inizia la solita mattanza di bagnanti palestrati e neurolesi, manifesta immediatamente una tecnica di regia a livelli assoluti di virtuosismo trash, assolutamente capace di compensare l’ovvietà della sceneggiatura. David Worth sfrutta subito il meglio del suo repertorio: nel 2002 stupisce tutti riproponendo la tecnica “taglia e cuci da documentario” per mostrare lo squalo in azione salvo poi ricorrere all’ausilio di fantocci sproporzionati nei primi piani più cruenti. Indimenticabile la resa delle scene in-motion sui vari motoscafi, che alterna riprese in movimento in campo largo a primi piani girati con il mezzo navale palesemente fermo e basculante a causa del moto ondoso.
Il salto di qualità della pellicola avviene quando dopo l’uccisione di un primo squalo preistorico entra prepotentemente in scena il “Megalodon”, un selaceo di 25 metri capace di inghiottire navi intere. Worth, probabilmente sotto effetto di sostanze psicotrope o alle prese con gravissimi problemi di budget, dà inizio al vero capolavoro nel capolavoro. Il gigantesco squalo si fa carico di performance degne dei più terribili mostri del cinema giapponese catastrofico anni ’70, scatenando il delirio totale dei passeggeri a bordo dei natanti, che cominciano inspiegabilmente a gettarsi in acqua imitando i salti delle star del wrestling e finendo inesorabilmente risucchiatati dalle fauci aspiranti dell’enorme fantoccio. Da cineteca la scena in cui il “cattivo” di turno finisce direttamente in bocca allo squalo pilotando una moto d’acqua: il regista sfrutta la tecnica dello sfondo disegnato tanto cara al cinema d’azione à la James Bond, imitando i prevedibili schizzi provocati dal mezzo con ridicoli getti d’acqua prodotti probabilmente da una comune pompa da giardino.
Per vincere la sfida finale con lo squalo dinosauro sarà però necessaria l’entrata in scena di un ulteriore personaggio: un vero e proprio patriot fanatico delle armi dallo sguardo fuori sincrono (probabilmente il poveraccio ha un occhio di vetro). Veramente degno dell’ultima menzione il suo ufficio, arredato da un altare votivo dedicato alle due divinità, George W. Bush e Dick Cheney, di cui campeggiano le gigantografie che affiancano l’immancabile stars & stripes.
Un film da vedere assolutamente e che lascia pregustare, con l’ultima inquadratura, un probabile sequel.

Paese USA
Attori principali John Barrowman, Jenny McShane, Ryan Cutrona, George Stanchev
Genere Mostro
A chi è consigliato Da non perdere
Se ti piace guarda anche Proteus, Carnosaur, Gappa
Reperibilità Alta
Voto


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