R.O.T.O.R.

Locandina

di Cullen Blaine (1988)

Autori della recensione: Marchiño

Si dice spesso che il successo dia alla testa. Ancor più grave è quando il successo altrui scatena la smania di emulare e di godere riconoscimenti pari a quelli ottenuti dal modello di riferimento. Ma è proprio quando questa sete di gloria tocca livelli esagerati che si possono raggiungere FilmBrutti di altissimo livello come questo R.O.T.O.R..
Folgorato dal successo di Robocop e gasato dalle gesta di Terminator, Cullen Blaine confeziona in men che non si dica uno dei film peggio di riusciti della storia: edificato su una sceneggiatura risibile e palesemente approssimativa, solcato da incongruenze temporali clamorose, recitato peggio che da una compagnia teatrale di babbuini, R.O.T.O.R. non deluderà gli appassionati che si imbarcheranno nella difficile impresa di reperirlo.
Il film inizia con quella che risulterà essere, ma neanche poi tanto, la scena finale: è pomeriggio, anzi improvvisamente sera, e due automobilisti si fermano per soccorrere una donna ferita lungo una strada di campagna. Arriva un uomo anch'egli ferito e dietro di lui un tizio che gli punta un fucile alla testa gridando "Questo stronzo ha ucciso un poliziotto in motocicletta!".
Flashback: scopriamo che l'uomo ferito è il protagonista del film. Capelli gialli, occhiali gialli e denti anch'essi gialli, il professor Coldyron è un cowboy vecchio stampo ma anche un ufficiale della polizia e soprattutto la brillante mente che dirige il progetto R.O.T.O.R.. Una mattina si sveglia all'alba (anche se è palesemente già mezzogiorno), va a fare un giro col suo destriero, poi prende la macchina per fare un viaggio lunghissimo ed arrivare appena in tempo per presentare alla stampa il progetto, non prima di aver promesso via telefono alla propria fidanzata che le cucinerà delle ottime bistecche per cena (eh sì, è anche un cuoco sopraffino!). La presentazione dell'unità robotica R.O.T.O.R., destinata a servizio di tutela dell'ordine pubblico, è un autentico delirio: mentre il prof-cowboy ed i giornalisti si tuffano in dicussioni scientifico-filosofiche da bar, viene proiettato un esilarante filmato del prototipo, un ammasso di pistoni e cavi senza il minimo rivestimento che esegue coinvolgenti pose di ginnastica aerobica. La conferenza stampa è un successo, peccato però che il diretto superiore di Coldyron, al termine di una telefonata da Oscarnosauro, lo metta alla porta perché il professore non è in grado di ridurre da 4 anni a 60 giorni il tempo di consegna del prototipo. Coldyron se ne va sbattendo la porta e si reca a pranzo con la fidanzata (ebbene sì, è ancora mattina). Nel frattempo l'assistente di Coldyron, promosso sul campo, si scervella col suo robot parlante su come mettere in posta il robot in soli 60 giorni, regalando dialoghi farciti da paroloni sparati completamente a caso. I suoi non-sforzi saranno premiati dalla sorte perché un addetto alle pulizie rimbecillito, semplicemente toccando un contatto, scatena una scossa di energia che risveglia R.O.T.O.R.. E qui lo spettatore, che in cuor suo brama vedere l'ammasso metallico ballare la break-dance, riceve una clamorosa sorpresa: R.O.T.O.R. è in realtà il poliziotto dei Village People!
Impossessatosi di una potente moto, il robot dalle sembianze fin troppo umane, integerrimo difensore dell'ordine, se la prende subito con una coppietta che ha oltrepassato il limite di velocità, uccidendo senza pietà lui e costringendo lei, del tutto disinteressata alla dipartita del fidanzato, ad una rocambolesca fuga. Da qui il delirio si fa pesante: il cowboy, informato in piena notte della fuga di R.O.T.O.R., riesce a raggiungere non si sa come la donna ma invece di portarla in salvo le dice che deve andare via un paio di ore e fissa con lei di ritrovarsi il giorno dopo, alle 4 in punto, in un'amena località di campagna per mettere in atto un piano sicuro per eliminare il robot impazzito. La donna, inspiegabilmente, accetta. Scampando a tutti gli attacchi del robot la fuggiasca riesce a raggiungere il luogo indicato, in cui arriva puntualissimo anche il cowboy che nel frattempo è andato a prendere all'aeroporto un'energumena collega scienziata dai capelli cangianti, la sola in grado di aiutarlo nella difficile impresa. La scena finale, completamente incongruente con quella presentata all'inizio del film in primis perché si svolge di pomeriggio, ci regala il ridicolo combattimento fra i tre disgraziati ed il robot, che si conclude con l'esplosione di quest'ultimo.
L'unica pecca del film è la mancanza di scene-madri ma i patetici tentativi del flaccido attore che impersona R.O.T.O.R. di compiere movimenti robotici saranno un ottimo viatico per giungere divertiti al termine di questo lungometraggio davvero sconclusionato.
Da vedere!

Paese USA
Attori principali Clark Moore, Richard Gesswein, Margaret Trigg
Genere Azione
A chi è consigliato Vederlo è l'unico modo per sapere cosa si cela dietro l'acronimo R.O.T.O.R.
Se ti piace guarda anche Hands of steel, Robot holocaust
Reperibilità Difficile da trovare...
Voto


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