Manos - The hands of fate

di Harold P. Warren (1966)

Autori della recensione: Marchiño

Una delle autopunizioni più gravi di tutti i tempi, un non-film privo di idee, scene significative o un qualsiasi spunto di attività cerebrale.
Girato senza mezzi e, a quanto sembra, più per via di una scommessa persa che per reali velleità artistiche del regista (e ci mancherebbe altro...), Manos narra la ridicola vicenda di una famigliola che si perde nel deserto in cerca di un inesistente resort vacanziero. Accolti con strana riluttanza da un bifolco deforme in una catapecchia priva di qualunque comfort, padre, madre, figlioletta e cagnolino subiscono passivamente l'imbarazzante situazione. Torgo, il bifolco dalle gambe arcuate e gonfie, continua a ripetere che "il padrone non sarà contento" e che "non c'è via d'uscita", la donna, infastidita da un lugubre quadro che rappresenta un inquietante uomo baffuto con un allucinante cane nero, se ne vuole andare, ma il padre, che si rende ben conto di aver completamente fallito nell'organizzazione della vacanza, decide di restare egualmente perché ormai è notte e comunque questo fantomatico padrone, come dice Torgo, "non è più in questo mondo". In realtà il padrone, l'uomo del quadro, è il sacerdote poligamo del misterioso culto del dio Manos e tiene sotto il suo potere Torgo ed una mezza dozzina di mogli, che durante il giorno sono addormentate e legate a delle colonne piantate nel deserto a pochi passi dalla baracca. Infastidito dalla presenza di estranei, il sacerdote-despota dal baffo magnetico si altera alquanto e, fra una risata satanica e l'altra, fa fuori il cane, mozza una mano a Torgo perché voleva tenersi la nuova donna per sé, sacrifica a Manos la sua prima moglie perché rompe le scatole e aggiunge la donna e la figlia al proprio carnet di mogli, relegando il padre al ruolo di nuovo-Torgo.
Questo bendidio avviene in scene allungate a dismisura con i personaggi che proclamano le battute con cadenza “teatrale” per convincere sé stessi di stare veramente recitando in un film. L'azione è pari a zero, gli attori sono impalati come le due pareti di cartapesta usate per le poverissime sceneggiature e le due lire a disposizione vengono usate per lo zolfanello usato nella patetica scena in cui il sacerdote brucia una mano a Torgo per punirlo. Spicca, si fa per dire, anche la vergognosa zuffa che si scatena fra le mogli per decidere la sorte della famigliola: raramente si sono viste sei donne fingere una rissa così scarsa, ma evidentemente al regista era piaciuta così tanto che ha deciso di utilizzarla ripetutamente come tappabuchi fra una scena e l'altra. L'unica nota di colore del film è il ridicolo mantello sacerdotale del pazzo baffuto che reca le effigie di due manone rosse, simbolo di questa assurda divinità.
Ah, dal film non si capisce bene, ma sembra che il sacerdote riesca a maramaldeggiare a suo piacimento grazie a poteri di ipnotismo...

Paese USA
Attori principali Harold P. Warren, Tom Neyman, John Reynolds, Diane Mahree
Genere Horror
A chi è consigliato Per insonni cronici o succubi di sette
Se ti piace guarda anche The beast of Yucca Flats, Plan 9 from outer space
Reperibilità Fortunatamente inesistente
Voto


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