L'ultimo squalo

La locandina

di Enzo Girolami Castellari (1981)

Autori della recensione: Giulio

È un dato di fatto: L’ultimo squalo rappresenta a tutti gli effetti il clone italiano del celeberrimo Lo squalo di Spielberg. Troviamo infatti lo stesso villaggio bersaglio degli attacchi del pesce assassino, gli stessi personaggi patetici intenti a minimizzare la minaccia e gli stessi eroi ai quali il fato riserva la vittoria finale sull’immane bestia gigante.
Castellari, da vero mercenario, ripropone un’idea non sua e lo fa con un budget infimo aiutandosi con sapienti artifici.
La pellicola oscilla costantemente tra interminabili piani sequenza a carattere fortemente autopunitivo e brevi spunti di genio trash, che corrispondono nella quasi totalità dei casi agli attacchi del malefico pesce.
Assistiamo infatti a frequenti ingaggi tra squalo e bagnanti inermi, spesso a carattere “esplosivo”: la vittima, di sovente a bordo di un natante, viene incomprensibilmente fatta schizzare in aria con effetto catapulta da un'invisibile simil-testata della bestia, per essere poi divorata lontano dallo sguardo della telecamera.
Spesso, infatti, lo spettatore potrà soltanto inferire la presenza dello squalo basandosi sui tremendi ruggiti (???) che emette o su una boa che il selaceo si trascina dietro per tutto il film, dopo esserci rimasto impigliato.
Le rare volte in cui Castellari ci concede la possibilità di vederlo da vicino lo squalo è realizzato con una massa deforme di gomma recante le fattezze di un salsicciotto oblungo, una specie di uovo di pasqua deformato dalle fauci bidimensionali.
Quando invece ci viene mostrata la bestia pinneggiare felice e contenta ci rendiamo immediatamente conto che, come tradizione per i b-movie squaleschi, si tratta di sequenze palesemente rubate a documentari in cui infatti lo squalo appare di dimensioni normali ed addirittura il formato della pellicola schizza da un quasi 16/9 ad un 4/3 (con notevole danno visivo).
Senza prezzo la scena in cui la bestia, operando come un ingegnere, tappa con dei sassi l'ingresso di una caverna sottomarina dove si rifugiano i nostri eroi in versione sub. Da segnalare, per finire, la perla dell’oceanologo di turno, questa volta impegnato a parlarci di “tana dello squalo”.
Che dire? Come primo esempio di b-movie sul filone squalo si tratta di un FilmBrutto molto interessante tuttavia evitabile per il neofita, che difficilmente riuscirà nel discernere i momenti di virtuosismo trash dai lunghi pianisequenza autopunitivi.

Paese ITA
Attori principali James Franciscus, Vic Morrow, Giancarlo Prete, Joyce Lee
Genere Mostro
A chi è consigliato Agli incalliti del genere squalo
Se ti piace guarda anche Shark attack 3, Red water
Reperibilità Media
Voto


="L'ultimo

Scrivi un commento o leggi cosa dicono di questo film